Accordo per la riforma del trattato internazionale, che include ora idrogeno, biogas e Ccus. Eliminata la protezione ai fossili, ma solo in Europa

La transizione nella Carta dell’Energia

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Ci sono voluti quasi tre anni di intensi negoziati, ma alla fine i 53 Paesi firmatari della Carta dell’Energia hanno trovato un accordo sulla riforma del trattato che garantisce protezione agli investimenti internazionali nel settore energetico.

Inizialmente, la Commissione Ue aveva minacciato di abbandonare la Carta qualora non fossero state eliminate le protezioni agli investimenti nei combustibili fossili, sulla falsariga della decisione già presa dall’Italia nel 2016. Considerato però che l’Unione sarebbe stata comunque obbligata a rispettare le norme del trattato per altri 20 anni (per il nostro Paese scadranno nel 2036), Bruxelles ha preferito lavorare a un compromesso piuttosto che attendere il 2042.

La soluzione di compromesso per la riforma del trattato proposta dalla Commissione Ue, approvata il 24 giugno e con entrata in vigore prevista entro l’inizio dell’anno prossimo, prevede un “meccanismo di flessibilità” in base al quale la protezione degli investimenti nei fossili sarà eliminata solo dai Paesi che lo vorranno. In pratica, petrolio, carbone e gas saranno esclusi dal sistema di protezione sancito dalla Carta solo nella Ue e nel Regno Unito: dal 15 agosto 2023 “con limitate eccezioni” per i nuovi investimenti e 10 anni dopo l’entrata in vigore delle modifiche al trattato per quelli esistenti.

Sarà comunque possibile concludere intese per l’eliminazione dei fossili dalla Carta tra singoli Paesi o gruppi di Paesi.

Il nuovo testo esclude inoltre l’avvio di dispute tra soggetti appartenenti a una medesima “organizzazione regionale per l’integrazione economica” (Reio), come l’Unione europea. In tal modo, ha sottolineato la Commissione, “cesseranno finalmente i ricorsi intra-Ue nell’ambito della Carta, contrari alla legislazione Ue e alle decisioni della Corte di Giustizia europea”.

L’accordo prevede anche l’allargamento dello scopo del trattato alla Cattura, utilizzo e Stoccaggio della CO2 (Ccus), all’idrogeno, all’ammoniaca, alle biomasse, al biogas e ai carburanti sintetici.

E’ poi contemplata una revisione quinquennale della Carta, in occasione della quale potranno essere aggiornati la lista delle fonti e tecnologie coperte dal trattato e il meccanismo di flessibilità.

Sono state infine introdotte indicazioni sulla responsabilità sociale e ambientale, nonché principi generali in merito all’accesso trasparente e non discriminatorio alle infrastrutture di trasporto, alle circostanze in cui tale accesso può essere negato, ai meccanismi di allocazione della capacità, alla gestione delle congestioni e all’applicazione di tariffe di trasporto trasparenti e non discriminatorie.

Una prima modifica della Carta per tenere conto delle istanze ambientali era stata introdotta nel 2010, quando però i Paesi aderenti al trattato si erano limitati a concordare la “necessità di mitigare i cambiamenti climatici”. Nel 2017 sono poi partite le discussioni sulla modernizzazione della Carta.

Sono al momento in trattativa per l’adesione al trattato altri 40 Paesi.

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