Dopo l’azione svolta dal Tso la palla passa al Gestore, che si avvarrà anche della collaborazione di Eni. Il nodo della copertura in tariffa

Stoccaggi gas a Snam e Gse il compito di centrare il target di riempimento

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Il primo passo era stato fatto da Arera, con l’introduzione di un premio di giacenza di 5 €/MWh. Ma non è bastato. Poi sono arrivati i contratti per differenza a due vie, volti a coprire gli operatori dal rischio legato al differenziale di prezzo tra gli acquisti estivi di gas e le successive rivendite nel periodo invernale. Ma anche questa misura non ha sortito gli effetti sperati.

Così, per raggiungere l’obiettivo di riempire gli stoccaggi al 90% al fine di mettere al sicuro il Paese da eventuali stop del gas russo, Mite e Autorità hanno deciso di fare ricorso all’operatore di ultima istanza. Dapprima individuando Snam, poi il Gse, con un passaggio del testimone sancito a metà luglio.

In sostanza, il Tso e il Gestore devono coprire i volumi non iniettati dagli operatori. Azione che comunque verrà svolta in collaborazione anche con altre società partecipate dallo Stato, in primis l’Eni.

Le risorse stanziate ammontano complessivamente a 6,5 miliardi di euro. E non è da escludere che una parte finisca in bolletta.

Il ruolo svolto da Snam

In esecuzione del decreto Mite del 22 giugno, con delibera 274/2022 l’Arera ha definito le modalità in base alle quali Snam doveva svolgere il compito di fornire il servizio di ultima istanza.

In particolare, il Tso doveva reperire i volumi nell’ambito del comparto per l’approvvigionamento di gas di sistema del Gme (Ags), sulla base della delibera 165/2022/R/gas che ha introdotto il “premio di giacenza”.

A Snam saranno riconosciuti gli oneri finanziari del servizio “nel limite del tasso di debito implicito nel Wacc”, con la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di cessione dei volumi. Intanto la Csea anticipa fino a 2 miliardi di euro al Tso. Cifra elevata a 2,5 mld € con la delibera 349/2022.

Ciò in quanto sulla base delle informazioni inviate da Snam circa i quantitativi di gas iniettati in stoccaggio nel periodo 11 - 17 luglio 2022, “le risorse previste dal punto 4 della deliberazione 274/2022/R/gas per l’esecuzione del servizio di riempimento di ultima istanza potrebbero essere completamente utilizzate prima dell’effettiva attivazione delle funzioni affidate al Gse”.

La delibera 274 aveva infatti stanziato i 2 mld € per il raggiungimento di un livello tecnico di riempimento di 5.400 mln mc (pari al 60% della capacità incluso lo stoccaggio strategico) entro fine giugno. Obiettivo che Snam il 4 luglio ha comunicato di avere raggiunto. Il Mite ha però chiesto alla società di proseguire con il servizio di ultima istanza fino al subentro del Gse. Da qui la necessità di nuove risorse. Entro il 30 settembre 2022 l’Autorità dovrà stabilire, sentita la Cassa in merito alle esigenze di liquidità che si manifesteranno, modalità e tempistiche di reintegrazione dei 2,5 mld €.

Per capire se parte di tale somma finirà in tariffa bisognerà vedere la differenza tra i prezzi di acquisto e vendita del gas da parte di Snam, che ovviamente non può mettere a bilancio né utili né perdite rispetto a tale servizio di ultima istanza. Per il gruppo, quotato in Borsa, rappresenta un problema anche il debito. Soprattutto per questo si sarebbe scelto di passare l’incombenza al Gse.

Il ruolo affidato al Gse

In base al DL bollette (confluito nel DL Aiuti) il Gestore assume il servizio “anche tramite accordi con società partecipate direttamente o indirettamente dallo Stato e attraverso lo stretto coordinamento con l'impresa maggiore di trasporto.

A tal fine può usufruire di un prestito statale fino a 4 miliardi €, da restituire entro il 20 dicembre. Anche in questo caso, come stabilito dal successivo decreto Mite del 20 luglio, il differenziale di prezzo tra acquisti e vendite (queste ultime da effettuare entro il 31 dicembre) potrebbe finire in bolletta.

Il DM prevede che gli acquisti di gas siano effettuati dal Gse “secondo criteri di massima efficienza operativa ed economica” e sulla base di tre modalità. In primis la stipula di un contratto di servizio con Snam “volto ad assicurare la quantità di volumi di gas da approvvigionare, che disciplini l’attività che la predetta impresa svolge per conto del Gse sul mercato Ags, ai fini dell’acquisto e dello stoccaggio dei volumi necessari al rispetto del programma di acquisti di cui al comma 1 e della conseguente cessione al Gse della giacenza di gas stoccato”.

Poi la “definizione di accordi bilaterali con soggetti direttamente o indirettamente partecipati dallo Stato, per l’acquisto di quantità di gas da stoccare addizionali rispetto ai volumi richiesti per l’ordinaria attività commerciale dei soggetti stessi, volti ad assicurare, in assenza di cause di forza maggiore, un incremento della giacenza negli stoccaggi, in stretto coordinamento con l’impresa maggiore di trasporto”.

Su questo punto, nel decreto si dice che “il Gse ha condiviso una prima proposta di programma di acquisti di gas per lo stoccaggio di ultima istanza, acquisendo una disponibilità preliminare di Snam e Eni a collaborare in forma coordinata, in modo da avviare la nuova funzione con la rapidità richiesta”.

Infine, è previsto l’eventuale acquisto “di quantitativi di gas consegnati presso il Psv e il successivo stoccaggio acquisendo la necessaria capacità di iniezione, da definire e regolare nell’ambito del programma di acquisti di cui al comma 1 e comunque in coordinamento con l’impresa maggiore di trasporto, utilizzando la allocazione implicita dello spazio di stoccaggio disposta da Arera”.

Per quanto riguarda luglio, il programma di acquisti “è funzionale al raggiungimento dell’obiettivo mensile di riempimento degli stoccaggi e complementare rispetto alle quantità immesse dagli operatori di mercato, in base a quanto comunicato dall’impresa maggiore di trasporto circa l’eventuale scostamento della curva tecnica ottimale di riempimento”.

Con nota del 2 luglio 2022 il Tso aveva comunicato di avere raggiunto il proprio obiettivo di riempimento evidenziando però che il livello medio di riempimento da parte degli operatori di mercato” è di circa 40/50 milioni di metri cubi giornalieri, a fronte di una capacità di iniezione di 96 milioni di metri cubi al giorno e di un obiettivo per il mese di luglio 2022 di circa 7.450 mln mc, necessario per raggiungere il prefissato obiettivo del riempimento del 90% entro il mese di ottobre”.

Per i mesi successivi a luglio il programma di acquisti Gse è definito in coordinamento con l’impresa maggiore di trasporto e il Mite, “tenuto conto degli scostamenti dalla curva tecnica ottimale di riempimento nonché dell’andamento dei prezzi e del conseguente onere da sostenere”.

Intanto, in base ai dati Gie aggiornati al 20 luglio l’Italia ha raggiunto un livello di riempimento degli stoccaggi del 68,86%, contro la media Ue del 64,97%.

L’analisi dei contratti nel dettaglio

La larga prevalenza delle importazioni in Italia (per oltre 70 mld mc annui) derivano da contratti pluriennali: il 66% dei volumi è oggetto di accordi sopra i 20 anni. L’incidenza dei contratti con durata inferiore a cinque anni (circa 20%) e quella dei contratti con durata tra i 5 e i 20 anni (14%) risulta però “in tendenziale crescita”.

Sotto il profilo della vita residua, i contratti di importazione in essere al 2021 che scadono entro i prossimi dieci anni riguardano il 52% dei quantitativi complessivi e quelli che scadranno entro 5 anni il 23%. I contratti ancora validi la cui durata residua supera i 15 anni riguardano il 40% dei quantitativi.

La quantità annuale contrattuale complessiva risultante dai contratti vigenti è superiore a 70 miliardi di metri cubi anno.

Venendo ai prezzi, come detto i contratti “tendono a mantenere nel tempo andamenti coerenti (seppur con dinamiche temporali e meccanismi differenziati) con il valore del gas del mercato all’ingrosso”. E se questa coerenza “può temporaneamente venire meno in caso di repentine e significative variazioni dei prezzi di mercato per effetto delle diverse indicizzazioni dei prezzi dei contratti, così come avvenuto nel corso di quest’anno”, i meccanismi di revisione periodica “tendono tuttavia a ripristinare tale coerenza con una frequenza tendenzialmente annuale”.

Dall’analisi emerge che per tutto il 2021 il costo medio dei contratti riportato al Psv è stato di poco superiore alla componente Cmem della bolletta relativa ai costi di approvvigionamento all’ingrosso. Il rapporto si inverte nel primo trimestre del 2022, quando la Cmem sale sopra per circa 10 euro/MWh medi. Questo differenziale torna ad asciugarsi nel secondo trimestre 2022.

Guardando ai prossimi mesi, “si prevede una crescita della componente a fronte di una sostanziale stabilità del costo medio dei contratti”. Questo perché i prezzi forward di maggio, funzionali alla determinazione della Cmem del trimestre luglio-settembre, sono stati caratterizzati da valori più elevati rispetto a quelli dell’ultimo periodo.

Se queste dinamiche fossero confermate, rimarca l’Arera, il costo medio di importazione al Psv tornerebbe nuovamente per il prossimo trimestre sotto la Cmem per circa 20 euro/MWh. L’evoluzione successiva risentirà degli esiti delle rinegoziazioni in corso.

Come detto, l’Autorità sottolinea che il costo dei contratti pluriennali di importazione “può divergere anche significativamente dal costo di approvvigionamento dall’estero, per effetto delle azioni di copertura messe in atto dagli operatori”. Per una corretta e precisa valutazione, l’attribuzione delle coperture ai singoli contratti “dovrebbe essere soggetta a specifiche regole (anche di contabilità regolatoria) attualmente non definite per l’attività di produzione, l’approvvigionamento e il trading all’ingrosso”.

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