Il vice-presidente Sefcovic: “Servono risorse e interventi autorizzativi e fiscali”

La Ue preme per le batterie nei Piani per la ripresa

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I Piani per la ripresa e la resilienza (Pnrr) dei 27 membri Ue dovranno contenere iniziative per il settore delle batterie. A dirlo nel corso del vertice ministeriale della European Battery Alliance il vice-presidente della Commissione e responsabile dell’Alleanza, Maros Sefcovic, spiegando che “è essenziale rafforzare la produzione interna sostenibile di materie prime e componenti chiave per le batterie”.

Al 2025 è previsto un gap di investimenti nel settore di 15 miliardi di euro al 2025, ha precisato Sefcovic, aggiungendo che a questa data “senza un’adeguata azione per la formazione l’industria delle batterie Ue potrebbe scontare una carenza di manodopera qualificata di 800.000 unità”.

Il settore, ha assicurato il vice-presidente dell’esecutivo comunitario, beneficerà del contributo “decisivo” della Banca europea per gli investimenti ed entro breve la Commissione e gli attori privati avvieranno una partnership da 900 milioni di euro nell’ambito di Horizon Europe per stimolare la ricerca e innovazione nelle batterie. Tuttavia, “anche i Governi nazionali devono fare la loro parte in termini di risorse ma anche autorizzativi e fiscali”, ha ammonito Sefcovic, esortando inoltre gli Stati membri a “collaborare per arrivare all’adozione del regolamento sulle batterie al più tardi nel 2022”.

Al vertice, svoltosi in videoconferenza, hanno partecipato i ministri di 14 Stati Ue, tra i quali il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti in rappresentanza dell’Italia.

Giorgetti non ha ancora preso posizione sul capitolo batterie, a favore delle quali si era schierato più volte il predecessore Stefano Patuanelli. Resta dunque da vedere quale sarà l’impegno nel settore del Pnrr italiano, considerato lo scetticismo espresso dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

Illustrando a metà marzo in Parlamento le linee d’azione e le indicazioni per il Pnrr, Cingolani ha sostenuto infatti la necessità di “puntare decisamente sulla mobilità elettrica”, ma alimentata con celle a combustibile e non dalle batterie, che tra 10 anni saranno “superate perché hanno un problema di dismissione”.

 

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