Priorità a reti elettriche, energia offshore e gas rinnovabili, fuori petrolio e gas naturale. I rilievi dei regolatori e i commenti degli operatori. Intanto, la quinta lista Pci anticipa il focus sulla sostenibilità

Infrastrutture Ue, il nuovo regolamento Ten-E guarda alla transizione

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L’obbligo per tutti i progetti di soddisfare precisi criteri di sostenibilità e rispettare il principio del “non nuocere”, ponendo fine “al sostegno delle infrastrutture per il petrolio e il gas naturale”. Sono queste le principali novità introdotte dalla proposta per la revisione del regolamento Ten-E, che si pone l’obiettivo di adeguare la normativa europea per le infrastrutture energetiche al Green deal.

“La nostra proposta dà priorità alle reti elettriche, all’energia offshore e ai gas rinnovabili, e non ammette più che si sostengano le infrastrutture per il petrolio e il gas naturale”, ha affermato la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, in occasione della presentazione del documento lo scorso dicembre.

Anche se per WindEurope le “vaghe definizioni di smart gas e idrogeno low-carbon” lasciano la porta aperta “al sostegno alle infrastrutture per i combustibili fossili”.

Scendendo più nel dettaglio, sul fronte delle reti elettriche offshore sono previste misure che favoriscono l’integrazione della pianificazione e realizzazione con le infrastrutture a terra e con l’introduzione di “sportelli unici”. Lato idrogeno, è attribuita una “nuova attenzione” alle infrastrutture dedicate, incluso il trasporto e alcuni tipi di elettrolizzatori.

La proposta aggiorna inoltre le norme dell’attuale regolamento Ten-E adottato nel 2013 per accelerare la diffusione delle smart grid e dello storage, modernizzare le reti elettriche, stimolare l’elettrificazione e la generazione da rinnovabili, integrare i gas “puliti” (come il biogas e l’idrogeno rinnovabile) nelle reti gas esistenti e favorire le reti di trasporto della CO2.

Nuove misure riguardano anche il sostegno ai progetti di collegamento tra Ue e Paesi terzi, qualora siano “vantaggiosi per entrambe le parti e contribuiscano agli obiettivi globali dell’Unione in materia di energia e clima migliorando la sicurezza dell’approvvigionamento e la decarbonizzazione”.

Bruxelles propone inoltre un quadro riveduto di governance e una semplificazione delle procedure amministrative, al fine di accelerare la realizzazione dei progetti.

La proposta di regolamento è corredata da 7 annessi, in cui si elencano tra l’altro i “corridoi prioritari” per le interconnessioni elettriche sia in terraferma (l’Italia è inclusa nel corridoio Nord-Sud dell’Europa occidentale e in quelli dell’Europa centrale e meridionale) che offshore (la Penisola fa parte delle reti Sud ed Est tra il Mediterraneo e il Mar Nero). Il nostro Paese è altresì incluso nei medesimi corridoi dell’idrogeno, compresi i relativi elettrolizzatori.

La proposta va ora al vaglio dell’Europarlamento e del Consiglio Europeo. Simson non è stata in grado di prevedere quando le nuove norme potranno entrare in vigore, auspicando comunque che il regolamento Ten-E rivisto possa sovrintendere alla sesta lista dei Progetti di interesse comune europeo nell’elettricità e nel gas (a cui sono riservati finanziamenti Ue) che arriverà nel 2022.

Intanto, però, già nella quinta lista, la Commissione “rivedrà i criteri di sostenibilità per riflettere più accuratamente l’impatto netto dei progetti gas proposti sulle emissioni di CO2”.

La proposta di regolamento ha suscitato ovviamente varie reazioni, non solo da parte degli operatori ma anche dei regolatori europei. E sebbene l’obiettivo di “modernizzare le infrastrutture energetiche transfrontaliere europee e realizzare gli obiettivi del Green deal” sia stato unanimemente apprezzato, non sono mancate le critiche.

In una posizione comune, Acer e Ceer auspicano un maggior coinvolgimento dei regolatori. Secondo il direttore di Acer, Christian Zinglersen, “per garantire un adeguato controllo regolatorio sulle proposte degli Entso e per avere procedure semplici e tempestive, Acer dovrebbe avere il potere di approvare le metodologie Cba ed emanare linee guida vincolanti”.

Quanto ai regolatori nazionali, ha affermato la presidente di Ceer, Annegret Groebel, “dovrebbero avere il potere di approvare/modificare i piani di sviluppo nazionali e dovrebbe essere rafforzata la supervisione sugli Entso nel processo Tyndp, al fine di garantirne la coerenza con i piani nazionali”.
Passando agli operatori, come detto WindEurope ha sollevato qualche critica: secondo il Ceo dell’associazione, Giles Dickson, la Ue “dovrebbe dare priorità alla modernizzazione delle reti elettriche e a indirizzare gli investimenti in cluster per l’idrogeno rinnovabile e, soltanto quando la domanda locale di idrogeno sia chiaramente definita, ricorrere ai gasdotti esistenti”.

Più sfumato il commento di Eurelectric, che per bocca del segretario generale Kristian Ruby ha parlato di “primo passo verso infrastrutture energetiche Ue a prova di futuro”. Ruby ha però invitato i “decisori politici” ad “allineare gli investimenti ai più alti obiettivi di decarbonizzazione”, a dare “priorità ai progetti che favoriscono l’elettrificazione e l’utilizzo diretto delle rinnovabili a livello di rete di distribuzione” e a “massimizzare le sinergie tra i settori per permettere la decarbonizzazione di mobilità, riscaldamento e industrie”.

Sulle sinergie ha insistito anche Gas Infrastructure Europe (Gie), con riferimento però a quelle tra i settori dell’elettricità e del gas, per integrare i quali sarebbe “essenziale mantenere un approccio tecnologico neutrale e un equo terreno di confronto per entrambi i vettori energetici”.
Gie chiede poi di “considerare l’analisi completa del ciclo di vita di tutte le fonti e i vettori di energia al fine di evitare trattamenti preferenziali”.

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