Infrastrutture di ricarica, sostituzione dei mezzi inquinanti e batterie per accelerare la transizione. Non solo EV: si guarda anche all’idrogeno e al biometano per trasporto pubblico e agricoltura

Per una mobilità sempre più elettrica: gli investimenti del Pnrr

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Una mobilità sempre più elettrica. È il quadro disegnato dal Pnrr italiano che è stato approvato il 13 luglio dall’Ecofin, con l’arrivo dei primi fondi che è ormai imminente. Si punta infatti a potenziare e aumentare le infrastrutture di ricarica, a favorire il rinnovo delle flotte e a sviluppare una filiera per la produzione di batterie. Nel capitolo del piano dedicato al tema sono inserite tuttavia anche misure per rafforzare il trasporto pubblico, ampliare le piste ciclabili e permettere un maggiore impiego di idrogeno e biometano.

Il primo passaggio per agevolare la circolazione dei mezzi EV è avere delle strutture adeguate. Perciò il programma prevede la realizzazione di più di 21.000 punti di ricarica rapida, di cui 7.500 in autostrada (da almeno 175 kW) e 13.755 nei centri urbani (da almeno 90 kW). Saranno pure predisposte “100 stazioni sperimentali con stoccaggio”. Una scadenza iniziale è fissata al secondo trimestre 2023, quando dovranno essere aggiudicati bandi per 6.500 punti (che entreranno in funzione entro fine 2024). In quest’ultima data tutti gli appalti dovranno già essere assegnati, con il completamento degli interventi entro dicembre 2025. L’obiettivo, si legge nel documento, è “accelerare la transizione” dal modello tradizionale di stazioni per il carburante verso “punti di rifornimento per veicoli EV”. Per garantire maggiore efficacia, il provvedimento sarà affiancato da “riforme dei prezzi della ricarica elettrica e delle relative concessioni”.

Nei prossimi tre anni l’Italia cercherà anche di ritagliarsi un ruolo significativo nella produzione di batterie: nel 2024 dovrebbe avere una capacità di 11 GWh. Per giugno 2022 dovrà essere pronto un decreto ministeriale per fare chiarezza sull’entità delle risorse stanziate e sulle condizioni di ammissibilità.

Ancora, sul versante trasporto pubblico, il nostro Paese prepara un finanziamento “finalizzato a sostenere circa 45 progetti capaci di promuovere la trasformazione verde e digitale dell'industria degli autobus”. Le risorse, che dovrebbero arrivare con la prima rata dei pagamenti europei, saranno subordinate all’ingresso in vigore di un altro decreto ministeriale (in questo caso la scadenza è fissata entro fine 2021), con lo scopo dichiarato di ottenere lo “sviluppo di una leadership internazionale, industriale e di ricerca e sviluppo” nel settore.

Nel Pnrr non c’è però solo l’elettrificazione della mobilità. Entro il 2026 si dovranno costruire “240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km)”. Saranno interessate alcune tra le maggiori città italiane, tra cui Napoli, Firenze, Milano e Roma. Spazio pure alle piste ciclabili: sempre entro il 2026 bisognerà aggiungerne 1.500 km in tutta Italia, con un’attenzione particolare rivolta ai collegamenti con le stazioni ferroviarie e ai centri universitari.

In aggiunta, sono previste azioni importanti per il rinnovo delle flotte della PA. Al massimo per giugno 2026 andranno acquistati 150 treni e 3.000 autobus a zero emissioni. Arriveranno inoltre 3.600 veicoli antincendio con alimentazione a biometano per sostituire “l’intero parco dei Vigili del Fuoco”, ma pure 875 stazioni di ricarica e 200 veicoli aereoportuali destinati proprio ai pompieri. L’assegnazione dei bandi per questi interventi è compresa tra il 2023 e la metà del 2024. L’operazione sarà accoppiata con un DL (entro fine 2021) per la semplificazione dei pagamenti che dovrà portare “procedure più rapide per la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi di trasporto pubblico locale con impianti fissi e nel settore del trasporto rapido di massa”.

Alla voce mobilità nel comparto agricolo il Pnrr stanzia sostegni per sostituire i mezzi più inquinanti, con finanziamenti, tra il 2024 e il 2026, che riguarderanno circa 15.000 imprese e mireranno, tra le altre cose, all’acquisto di “veicoli fuoristrada” alimentati esclusivamente a biometano o a zero emissioni.

Capitolo idrogeno. Entro il 2026 arriveranno 40 punti di servizio “in aree autostradali, magazzini logistici e porti”, con gli appalti che dovranno essere aggiudicati nel 2023. L’H2 avrà però un ruolo anche nella rete ferroviaria, con la realizzazione di 10 stazioni di rifornimento (sempre nel 2026) che andranno individuate tramite “procedure pubbliche definite dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e dal ministero della Transizione ecologica”. Saranno inoltre organizzati interventi di potenziamento delle reti regionali e di rafforzamento per le linee ad alta velocità.

Infine, il Pnrr prevede “investimenti privati nel settore delle tecnologie verdi per incoraggiare e stimolare la crescita di un ecosistema di innovazione”. Lo fa tramite l’istituzione di un fondo di almeno 250.000.000 di euro (Green transition fund) che toccherà diversi ambiti: rinnovabili, economia circolare, mobilità, efficienza energetica, gestione dei rifiuti e stoccaggio dell'energia. Nel 2022 ci sarà la firma di un accordo finanziario per identificare i criteri di ammissibilità, mentre il progetto dovrebbe essere operativo per 5 anni a partire dal 2026. Con questa iniziativa si proverà a far confluire soldi “in fondi rilevanti di venture capital, start-up e programmi di incubazione/accelerazione, affiancando i principali operatori del sistema”.

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